MUNNAR DOVE CRESCE IL TE'
- MARCO ANGHINONI
- 19 feb 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 22 apr 2022

Il the, storia e processo produttivo
Il Chai, come viene chiamato in India il the, è una delle bevande più diffuse nel mondo, usato indifferentemente in Asia come in Europa, in Africa come nelle Americhe. La pianta da cui si ricava è la camelia sansis, originaria delle regioni situate tra Cina ed India, in realtà la camelia sansis appartiene alla specie degli alberi e se lasciata crescere naturalmente può raggiungere anche altezze considerevoli. Attualmente esistono tre principali tipi di piante di the universalmente riconosciute: quella Cinese, quella Indiana (dell’Assam) e quella Cambogiana.
Antiche leggende narrano che le qualità del the siano state scoperte da un imperatore Cinese nel terzo millennio a.C. colpito dal profumo emanato da alcune foglie cadute per caso in una tazza d’acqua bollente.

Le prime referenze storiche sul the arrivano sempre dalla Cina, ma risalgono al terzo secolo a.C., quando un famoso dottore le raccomanda in una sua ricetta come potente rimedio per rimanere svegli. Nel VII secolo d.C. che il the entra nella sua epoca d’oro, con la dinastia Tang non viene più considerato come un medicinale, ma comincia ad essere usato, dall’imperatore e dalla sua corte, come bevanda dissetante, è qui che la preparazione dell’infuso comincia ad acquisire le sue caratteristiche rituali. Quella del the diventa una vera e propria cerimonia, caratteristica che poi manterrà in parte anche presso le culture occidentali, basti pensare alla tradizione del the alle 5 per gli Inglesi.
Dalla crescente popolarità del the cominciarono a nascere le prime coltivazioni intensive. La foglia, che in origine veniva messa in infusione ancora verde, cominciò poi ad essere essiccata per permettere il suo mantenimento durante i lunghi viaggi, sulla via della seta, verso l’Occidente. Furono i Ming nel 1368 d.C. ad inventare il nuovo processo d’essicazione trasformando le verdi foglie nella polvere scura che oggi tutti conosciamo.

I primi Europei ad importare in grandi quantità il the dalla Cina furono sicuramente i Portoghesi e gli Olandesi, che agli inizi del XVII secolo mantenevano le loro flotte commerciali nel Mar della Cina. Fu grazie al matrimonio con la principessa portoghese Caterina di Braganza che Carlo II d’Inghilterra, nel 1662, venne a conoscenza della nuova bevanda che la principessa aveva portato come parte della sua dote. Il the incontrò subito il gusto del popolo britannico e ben presto divenne la bevanda più popolare d’Inghilterra. La Duchessa Anna di Bedford lanciò, in seguito, la moda del the del pomeriggio accompagnato dai pasticcini e l’idea divenne parte della vita quotidiana degli Inglesi.
La grande richiesta di the Cinese dall’Inghilterra portò i due paesi ad intrattenere sempre più larghi rapporti commerciali, ma la guerra dell’oppio che scoppiò successivamente portò ad un embargo delle esportazioni di the dalla Cina. Gli Inglesi cominciarono così a cercare un’alternativa scoprendo che la pianta attecchiva con successo anche nei territori nord-orientali dell’India. Nel 1823, la Compagnia delle Indie Orientali, inaugurò ufficialmente le prime piantagioni di the, nella regione dell’Assam. Il primo the Indiano avrebbe raggiunto l’Inghilterra 15 anni dopo. Il grande istinto commerciale degli Inglesi fiutò l’affare e ben presto in altre regioni dell’India furono sperimentate nuove coltivazioni, nacquero così le famose piantagioni del Darjeerling e del Kerala.
Le prime piantagioni sperimentali nel Sud dell’India nacquero sui Nilgiri nel 1832, solo nel 1878 viene individuata la regione chiamata Kanan Devan Hills, corrispondente all’odierna Munnar, come luogo ideale per la coltivazione del the. Oggi la maggior parte del territorio appartenente al distretto di Munnar, è occupato da piantagioni di the. Approssimativamente il 30% delle piantagioni sono proprietà della Tata Unlimited, una delle famiglie più influenti dell’India. Nel 2005, la Tata concesse parte dei propri terreni in uso ad alcune neonate cooperative di raccoglitori che cominciarono a produrre il loro the. Nelle piantagioni trova lavoro la quasi totalità della popolazione locale che si occupa del mantenimento, della raccolta delle piante e della successiva lavorazione. La pianta del the è costituita da un cespuglio alto circa 1/1,5 mt, che segue il profilo naturale del terreno, quando questo non è consentito per via di asperità e formazioni rocciose vengono costruite delle terrazze artificiali per ospitare le piante e permettere la raccolta. Le foglie vengono raccolte dalla cima del cespuglio e vengono tagliate con speciali tronchesi munite di un raccoglitore, ogni taglio deve tranciare due foglie assieme ad una gemma, la raccolta viene ripetuta ogni 7/10 giorni e quando il cespuglio raggiunge l’altezza massima consentita di 1,5 mt., viene potata a pochi centimetri dal suolo per ridarle vigore.
I raccoglitori vengono trasportati nelle coltivazioni su carri trainati da trattori o da buoi. Stretti sentieri tra i cespugli permettono di muoversi per andare a tagliare tutte le piante. Si tratta di un lavoro durissimo: le piantagioni sono in salita, le piante graffiano in continuazione le gambe e alla loro base si annidano centinaia di sanguisughe. Un bravo raccoglitore può tagliare fino a 30 kg. di foglie al giorno, per produrre 1kg di the nero di buona qualità sono necessari almeno 4 kg. di foglie.
Ogni pianta produce all’incirca 70 kg. di the già lavorato all’anno.
Svariati tentativi di passare alla raccolta automatizzata sono andati falliti, ancora oggi l’esperienza e l’abilità selettiva dell’uomo non è stata rimpiazzata dalle macchine.








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